Cari amici, sono uno di voi, ho deciso di mettermi dall’altra parte e di raccontarvi come fossi un narratore la storia di questa bella avventura.
Vi va di darci del tu, posso chiamarvi “partecipanti”?
Si, lo so, sono un po' furbetto, vi chiamo partecipanti come se già aveste deciso di essere tra noi, ma tranquilli lo so che siete delle teste dure e che servirà raccontarvi bene tutto per potervi convincere. Cercherò di fare del mio meglio.
In questo primo articolo del blog vi racconterò come tutto ha avuto inizio. Come sapete le belle avventure non si intraprendono a caso però questa ha avuto come starting point una scintilla, un’idea nata in un pomeriggio tetro, tra un allenamento e l’altro, che nulla aveva a che fare con tutto questo. Tre dei quattro nostri “eroi” erano in palestra e come sempre Cat, Andrea Candiani il maestro, stava dando lezione ad Andrea mentre Marco aspettava il suo momento. In quella attesa un genitore gli disse: “ma come mai voi non fate un camp? Sarebbe tanto bello per mio figlio potervi vivere per una settimana”.
La prima risposta di Marco è stata, di getto, sintomatica del suo pensiero: “Signora sa, in Italia ormai ci sono più camp che ragazzi, come potremmo noi dare qualcosa in più rispetto a ciò che già esiste?” La signora rispose: “Beh ho imparato a conoscervi, voi non siete mica come gli altri, siete molto di più.”
Marco in quel momento ringraziò la mamma del bimbo ma continuò nel suo pensiero. Dopo qualche giorno di riflessione, però, gli venne in mente un’idea; capì che ciò a cui si riferiva la signora non era esclusivamente un discorso sportivo ma riguardava tutta la loro vita. Decise quindi di dire si alla richiesta della signora ma ad una condizione, che fosse un Camp diverso, innovativo, giovane e precursore.
Prese il telefono, chiamò Luigi Mazzone gli fece cinque domande: Ti va di ridisegnare una nuova idea di sport? Ti va di iniziare un progetto nel quale l’alto livello sia al centro ma che il centro non sia occupato solo dall’alto livello stesso ma anche da una mission sociale importante? Ti va di insegnare ai ragazzi che si può diventare campioni pur avendo rispetto, cura ed attenzione per gli altri? Lavoreresti in prima persona mettendo in gioco le tue competenze sotto l’aspetto scientifico riguardo al tema dell’autismo e dell’inclusione? Che ne pensi di organizzare un camp estivo nel quale l’inclusione tra ragazzi normo-tipici e ragazzi autistici sia al centro così come la ricerca della vittoria sportiva?” La risposta di Gigi fu immediata e positiva e Marco pensò a chi altro potesse sposare questa idea. La scelta non poteva che ricadere su Andrea Santarelli ed Andrea Candiani, si sono sempre quei due tipi di prima che stavano facendo lezione. Entrambi furono entusiasti fin da subito di poter passare una settimana con ragazzi parlando di scherma e tanto altro, giocando con loro ma potendo insegnare valori quali il sacrificio, la lealtà, la passione ed il rispetto per l’altro. Da lì in poi è stata una continua ricerca. Ricerca di idee, luoghi, professionisti che potessero darci una mano e tante altre cose che renderanno il loro camp unico e meraviglioso. Come ha detto Marco alla prima riunione: “a me non piace fare delle copie, la mia vita è diversa dalle altre e se faccio una cosa, questa deve distinguersi. Scommettiamo su noi stessi, sempre!” Ecco ora conoscete il “backstage” dell’inizio, ma ancora dovete scoprire il bello, nei prossimi articoli vedrete quanto sarà imperdibile il CAMP-PLAY FENCING. Ah.. se ve lo stavate chiedendo, sono uno spione nato…. State attenti…